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Je suis Charlie Hebdo




E' da ieri sera che penso se sia opportuno o meno scrivere questo post: sull'onda dell'emozione è facile farsi prendere dalla retorica e dal conformismo. Ed anche dalla paura di quel che è accaduto e che potrebbe di nuovo accadere, ovunque. Mi sono anche chiesta se fosse opportuno scriverlo sul blog principale che ha come focus argomenti "leggeri", con il rischio di renderlo meno spontaneo o, comunque, diverso da quello che state leggendo. Alla fine, ho preferito lasciare le mie riflessioni libere di esprimersi in questo spazio ancora in divenire e quindi più intimo, privato, meno costretto dentro gabbie tematiche.

Quello che è successo a Parigi è lo scontro tra la civiltà e l'oscurantismo? Tra il bene ed il male? Tra la luce ed il buio? Non vorrei che una definizione simile conferisca valore e rilievo all'azione sciagurata di un gruppo di esaltati che hanno perpetrato l'eccidio dei giornalisti-disegnatori di Charlie Hebdo. Eccidio che ha ucciso uomini, ma anche certezze e sicurezze della vecchia Europa.

Non voglio dare spessore a esseri (no, uomini proprio non riesco a dirlo)che hanno coltivato nel terrore e nell'odio la loro arma da puntare contro quegli stessi Paesi che li hanno prima accolti facendo loro intravedere possibilità di integrazione e poi estromessi dalla torta del benessere economico - perché poco scolarizzati, perché "altri", perché non integrati, perché comunque chi viene dalle mille banlieu del mondo fa sempre una fatica doppia, se non tripla, a trovare un proprio spazio nel contesto sociale. 

Quando la rabbia del singolo si tramuta in odio collettivo ed è con l' odio stesso che si alimenta, ne scaturisce un mix terribile. Se poi l'odio si unisce al furore ed al fanatismo religioso, ne viene fuori una droga che ottenebra la mente, che fa perdere di vista la luce della ragione e fa dimenticare la compassione e l'attitudine al dialogo ed alla comprensione.

Un odio senza limiti, che si nasconde dietro la complicità di un dio irato e rabbioso, a sua volta immagine travisata del soprannaturale, artefatta a proprio uso per giustificare il rancore contro chi è a sua volta "altro". 

Si può essere credenti, atei, cristiani, islamici, ebrei, buddisti, animisti o scintoisti, si può seguire la Torah, il Vangelo o il Corano ma alla base ci deve essere sempre rispetto e dialogo. Che può sembrare parola abusata, eppure dialogare, parlare, confrontarsi sono alla base della civiltà e della tolleranza. La libertà di espressione - anche quella che passa attraverso la mina di una matita e l'ironia caustica della satira - è base della democrazia, del rispetto tra i popoli, della possibilità di creare ponti tra civiltà e credi religiosi diversi. Non sono d'accordo con te? Bene, parliamone, cerchiamo di trovare un punto (ed un ponte) su cui incontrarci!

Noi europei lo diamo per scontato, il dialogo. Ma dimentichiamo che anche noi siamo arrivati a comprenderne la necessità ed il valore dopo innumerevoli lotte e guerre in nome di un dio diverso eppure ugualmente immaginato come crudele ed irato, che hanno devastato per secoli il continente. E' un processo lento, che implica abbandonare i concetti di unicità e di finito per abbracciare la moltitudine e l'infinito.

Quel che è accaduto a Parigi era forse ipotizzabile ma non auspicabile (quando siamo stati ad ottobre nella capitale francese, la città era già in piena allerta: nelle stazioni della metropolitana così come accanto ai luoghi turistici stazionavano militari armati) e sarebbe potuto accadere a Londra, a Berlino, a Roma, a Milano, a New York, perfino nella tranquilla Livorno, che è poi dove si pubblica il giornale satirico italiano Il Vernacoliere.

L'odio si combatte con il dialogo? Oppure, con esseri che parlano attraverso il terrore si può interloquire solo con il terrore? Il "buonismo" può qualcosa contro l'umanamente incomprensibile?
Non so, me lo sono chiesto più volte da quando i media hanno iniziato a lanciare la notizia della strage del Charlie Hebdo, come immagino se lo siano chiesto le centinaia di migliaia di persone che ieri sono scese in piazza a Parigi, in Francia e nel resto del mondo.Armate solo di un bastoncino di legno. Che a quanto pare ha più forza ed incisività di una bomba termonucleare.

Serve solo una matita, per andare avanti e sfidare la paura.