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Proprietà del blog: è veramente tuo?

Carissimi, mi trovo ancora a scrivere su questo blog di appoggio - che se non si risolve in tempi brevi la questione del provider (leggi qui), ho tanta paura che rischia di diventare quello principale - per confrontarmi con voi su una domanda che mi frulla in testa da qualche giorno a seguito della impossibilità di poter accedere a La Bussola e il Diario, ovvero: i blogger hanno realmente la proprietà del blog? O la nostra, più che una proprietà, è molto più banalmente un possesso temporaneo? E, poi, è davvero meglio Wordpress o il caro vecchio Blogger riesce a darci quel minimo di sicurezza in più? 

E' opportuno che mi spieghi meglio: per quanto possiamo avere tutte le carte in regola e i certificati che ci attribuiscono senza ombra di dubbio la proprietà dei domini (*), nonostante paghiamo con sollecitudine gli host (*) che ci ospitano i database dei blog costruiti tramite Wordpress, i 'nostri' siti web sono fondamentalmente in balia di eventi indipendenti dalla nostra volontà.

E' purtroppo sufficiente un X problema qualsiasi, che può accadere anche al miglior provider del mondo - un guasto, un attacco, un calo di rete, una modifica societaria del provider o un temporale più forte che mette fuori uso i server - e rimaniamo impossibilitati a gestire il nostro blog, bloccati davanti ad una pagina bianca o ad un proxy che non gira, con l'unica possibilità di attendere la risoluzione da parte di terzi del problema. In questi casi siamo in balia degli eventi sia che abbiamo una cultura informatica sia che siamo semplici utilizzatori. 

In questo giorni di (mio) grande panico da blog a tratti irraggiungibile, mi sono fatta una cultura spicciola su tutto ciò che riguarda gli attacchi hacker, le strategie e le tecniche di gestione dell'emergenza ed ho capito che nessun blogger è del tutto immune, perché non esiste provider totalmente impenetrabile agli attacchi ed agli eventi avversi. Per di più, gli attacchi possono essere commissionati agli hacker ne' più e ne' meno come si ordina un rinfresco di matrimonio ad una ditta di catering: solo che al posto dei salatini da sgranocchiare ci sono i siti che verranno presi di mira per prelevare dati e distruggere i database nel caso peggiore o semplicemente verranno bloccati per il gusto di creare gravi disservizi e danni sia al proprietario del sito che al provider (che purtroppo per lui, nel caso si verifichino attacchi prolungati, il danno è sui guadagni ma ancor più sulla reputazione suo malgrado compromessa).

Ovvio che più grande e forte è il provider, più ha risorse e possibilità di prevenire attacchi o contenerli. L'altra faccia della medaglia è che più i provider sono grandi e "di ottima reputazione", più il costo dell'hosting sale. Questo vale ovviamente per chi ha un blog con un CMS (*) come Wordpress, che per sua stessa natura necessità di un provider a cui appoggiarsi, a meno che voi non abbiate a casa un vostro server in funzione 24  ore su 24, munito di efficiente gruppo di continuità elettrica ed una barca di soldi per mantenere in piedi un sistema di protezione e controllo nei confronti delle intrusioni esterne.

Ciò non vale, invece, per i blog che si appoggiano alla tanto vituperata piattaforma di blogging Blogger,  che è messa a disposizione gratuitamente da Google. Non che i blog su Blogger non vadano soggetti ad attacchi, ma la potenza economica e la capacità tecnica a disposizione di Google è talmente alta che difficilmente avremo disservizi o ci accorgeremo di problemi derivanti da attacchi. Perché se attaccano Blogger, attaccano pure Google. E Google non ci sta a farsi attaccare.  

Ho usato la parola "vituperata" non a caso: la maggior parte di coloro che utilizzano la piattaforma Wordpress ritengono che chi si appoggia alla piattaforma Blogger sia un po' figlio di un Dio minore perché questo servizio non ha (oggettivamente, è vero) le stesse potenzialità del CMS open source e lo considerano adatto solo a chi ha un blog per diletto e assai meno come strumento di comunicazione professionale.

Su Blogger tante possibilità grafiche e di implementazione sono inibite, non ci sono plugin a facilitare la vita o a permettere effetti speciali, è tutto molto 'artigianale'. Però funziona, e riesce a dare comunque soddisfazione a chi ama scrivere. E poi, non è così basico come potrebbe sembrare: posso portarvi numerosi esempi di professionisti che con il blog su Blogger ci lavorano, talvolta senza nemmeno avere un dominio proprietario e limitandosi ad un dominio di secondo livello con l'estensione blogspot ben evidente <nome.blogspot.com>.

E volete mettere la tranquillità di sapere di avere Mr. Google alle spalle che in ogni momento veglia su di voi? Certo, Google potrebbe sempre decidere di chiudere il suo servizio di blogging ma se ci pensate bene da un momento all'altro - e con assai meno problemi di reputazione, che per Google sarebbero incalcolabili - potrebbe chiudere, fallire, essere attaccato anche un qualsiasi provider lasciandoci in mezzo ad un mare di guai (ed io ne so qualcosa!) 

Immagino poi che Google, così come ha fatto in occasione del (mai decollato) social G+, avviserebbe con un congruo anticipo dando il tempo di fare back-up e trovare una diversa allocazione del blog. In ogni caso immagino la chiusura del servizio Blogger abbastanza remota, non solo perché da parecchi blog su Blogger Google ci guadagna con la pubblicità AdSense, ma perché i blog ospitati su Blogger, se ci pensate bene, sono un collettore di identità e di stili di vita (propensione di acquisto, scelte, trend, opinioni, ecc.) a costo zero per il gigante di Mountain View, che non dimentichiamo si nutre voracemente di dati. 

  

Glossario:


Dominio: "nome" identificativo, lo stesso che ritroviamo nel link dell'indirizzo di un sito  

Content management system (CMS): sistema open source  che consente la creazione e distribuzione di un sito formato da contenuti testuali o multimediali (Wordpress è un CSM); per funzionare ha bisogno di un host.

Host/Provider: è il proprietario dello spazio virtuale che viene affittato per ospitare un qualsiasi sito internet (compresi i blog)

Il provider Aziende Italia sotto attacco hacker (e nessuno comunica)

Non avrei mai pensato di dover tornare a scrivere seriamente su questo blog, nato più che altro come banco di prova per testare le funzionalità di Blogger, ma è l'unico strumento - che faccio fatica a utilizzare perché oramai abituata a Wordpress - che ho a mia disposizione per scrivere urbi et orbi e scusarmi dell'assenza prolungata nonché per raccontarvi cosa sta accadendo mio malgrado al mio blog principale. Qualcuno avrà notato che il sito della Bussola - il blog su cui investo tanto in termini di tempo, impegno e investimento economico dal 2011è out dalla rete oramai da venerdì 12 aprile (che in termini di tempo-blog sono equiparabili ad una eternità).

Bene, sappiatelo, non dipende da me.  



I fatti: già da giovedì 11 aprile sera, ma in modo chiaro nel pomeriggio di venerdì 12, non mi è stato più possibile accedere al blog a causa di problemi al provider Aziende Italia, il provider che ospita tutti i data base della Bussola e che - a quanto pare - è ancora soggetto ad un pesante attacco hacker (io non ci capisco nulla, ma per gli esperti: parrebbe trattarsi di un attacco DDos). Nessuna possibilità di visualizzazione, traffico azzerato (peccato, il trend di questo mese dava performance di traffico davvero importanti, oltre i 40.000 utenti/mese a cui dovrò dire ciao) e giusto la possibilità di accedere (ma non sempre) al data base. Nella mia situazione, tanti altri clienti che hanno affidato l'hosting dei loro siti ad Aziende  Italia.

Ce n'è da farsi venire l'ansia, non vi pare?



La situazione: da allora, tranne brevissimi sprazzi di visibilità raggiunti con una lentezza da bradipo, il mio blog, così come altre centinaia e centinaia di altri siti - tra cui siti commerciali, per i quali ogni minuto di off-line equivale a ingenti perdite economiche - non è stato più visibile a voi ed alle decine di migliaia di utenti che ogni mese si collegano alla ricerca di informazioni utili per programmare i loro viaggi ed i loro momenti di svago. Una bella, grande seccatura, non c'è che dire, e per la quale non posso fare nulla se non aspettare che i tecnici di Aziende Italia riescano a riparare i buchi del loro datacenter e a riportare alla normalità la funzionalità del mio blog così come quella di tutti gli altri siti coinvolti. 

Posso dirlo? Che scatole!



La gestione dell'emergenza: ciò che più mi lascia perplessa, però, non è tanto la gestione tecnica del problema - immagino che sia un attacco non indifferente, che richieda tutta la capacità e la professionalità dei tecnici di Aziende Italia, a cui va comunque il mio forte sostegno perché sono oramai 5 giorni che ci lavorano senza sosta - è la pessima gestione della comunicazione con i clienti. Nel corso dei 5 giorni fino ad ora trascorsi di attacco, sulla pagina FB dell'azienda provider sono comparsi solo pochissimi e, come potete vedere, estremamente laconici comunicati e non c'è stato nessuno a rispondere - ma ancor più tranquillizzare - chi lasciava messaggi con richieste di chiarimento. Ad un certo momento, addirittura, hanno messo in non visualizzazione i messaggi, tutti molto civili tra l'altro, degli utenti, decisione poi ritirata nel momento in cui si debbono esser resi conto che era la peggiore strategia che potevano attuare. Quasi inutile aggiungere che quando ho provato a contattare il numero di telefono dedicato ai clienti, cadeva la linea o era sempre occupato. 



La comunicazione: nella gestione delle crisi la comunicazione è tremendamente importante, ancor più in una crisi pesante come questa che ha coinvolto il provider romano. Dovrebbe essere uno dei fiori all'occhiello di qualsiasi società mantenere costantemente informati i propri stakeholders e se possibile fornire rassicurazioni e tempi di risoluzione. In un'epoca rapida e iperconnessa come quella in cui viviamo, blindarsi dietro il silenzio o il non detto non paga, tant'è che uno dei maggiori provider italiani ha evidenziato nella sua pagina di presentazione che dispone di un team di Customer Care veloce ed esperto (...), sempre desideroso di aiutare (...)e con risposte in tempo reale.

Non è poi così impossibile o complicato: basterebbe prevedere nel proprio team un social media manager capace di prendere in mano la situazione per quanto riguarda la comunicazione social (ad esempio, sull'account twitter di Aziende Italia (@AziendeItalia) non c'è proprio alcuna comunicazione sull'attacco in corso, come se la mancata trasparenza potesse preservare l'Azienda da una probabile emorragia di clienti. No! Accade proprio il contrario! I clienti sono i primi a dare sostegno ad una azienda che riconoscono attenta alle sue esigenze, al suo bisogno di informazione, alle sue perdite economiche o di immagine.



Metterci la faccia: in questi casi, se necessario, dovrebbe intervenire (mettendoci la faccia) perfino il CEO della società. Non so quanti di voi hanno letto la saga del Signor Malaussène di Daniel Pennac e le vicende del povero Benjamin, di mestiere capro espiatorio. Eppure il succo della comunicazione in caso di crisi è tutta lì: per cercare di contenere il danno, è meglio accollarsi la responsabilità che nascondersi dietro l'assenza di comunicazione.

Come bene ha scritto sulla pagina Facebook uno degli utenti coinvolti nel down di Aziende Italia, "l'emergenza dovrebbe essere trasformata in un momento di marketing. Sicuramente c'è un piano di risposta all'attacco che prevede la messa in atto di vari strumenti  difensivi. Nel piano di risposta ci dovrebbe essere anche la comunicazione con i clienti, un task come un altro".

Nel frattempo, mentre voi meditate sull'importanza della gestione della comunicazione nei casi di crisi, io vado ad accendere ceri e candele in attesa che tutto torni alla normalità ed a fare un pat-pat virtuale di incoraggiamento ai tecnici di Aziende Italia.

Je suis Charlie Hebdo




E' da ieri sera che penso se sia opportuno o meno scrivere questo post: sull'onda dell'emozione è facile farsi prendere dalla retorica e dal conformismo. Ed anche dalla paura di quel che è accaduto e che potrebbe di nuovo accadere, ovunque. Mi sono anche chiesta se fosse opportuno scriverlo sul blog principale che ha come focus argomenti "leggeri", con il rischio di renderlo meno spontaneo o, comunque, diverso da quello che state leggendo. Alla fine, ho preferito lasciare le mie riflessioni libere di esprimersi in questo spazio ancora in divenire e quindi più intimo, privato, meno costretto dentro gabbie tematiche.

Quello che è successo a Parigi è lo scontro tra la civiltà e l'oscurantismo? Tra il bene ed il male? Tra la luce ed il buio? Non vorrei che una definizione simile conferisca valore e rilievo all'azione sciagurata di un gruppo di esaltati che hanno perpetrato l'eccidio dei giornalisti-disegnatori di Charlie Hebdo. Eccidio che ha ucciso uomini, ma anche certezze e sicurezze della vecchia Europa.

Non voglio dare spessore a esseri (no, uomini proprio non riesco a dirlo)che hanno coltivato nel terrore e nell'odio la loro arma da puntare contro quegli stessi Paesi che li hanno prima accolti facendo loro intravedere possibilità di integrazione e poi estromessi dalla torta del benessere economico - perché poco scolarizzati, perché "altri", perché non integrati, perché comunque chi viene dalle mille banlieu del mondo fa sempre una fatica doppia, se non tripla, a trovare un proprio spazio nel contesto sociale. 

Quando la rabbia del singolo si tramuta in odio collettivo ed è con l' odio stesso che si alimenta, ne scaturisce un mix terribile. Se poi l'odio si unisce al furore ed al fanatismo religioso, ne viene fuori una droga che ottenebra la mente, che fa perdere di vista la luce della ragione e fa dimenticare la compassione e l'attitudine al dialogo ed alla comprensione.

Un odio senza limiti, che si nasconde dietro la complicità di un dio irato e rabbioso, a sua volta immagine travisata del soprannaturale, artefatta a proprio uso per giustificare il rancore contro chi è a sua volta "altro". 

Si può essere credenti, atei, cristiani, islamici, ebrei, buddisti, animisti o scintoisti, si può seguire la Torah, il Vangelo o il Corano ma alla base ci deve essere sempre rispetto e dialogo. Che può sembrare parola abusata, eppure dialogare, parlare, confrontarsi sono alla base della civiltà e della tolleranza. La libertà di espressione - anche quella che passa attraverso la mina di una matita e l'ironia caustica della satira - è base della democrazia, del rispetto tra i popoli, della possibilità di creare ponti tra civiltà e credi religiosi diversi. Non sono d'accordo con te? Bene, parliamone, cerchiamo di trovare un punto (ed un ponte) su cui incontrarci!

Noi europei lo diamo per scontato, il dialogo. Ma dimentichiamo che anche noi siamo arrivati a comprenderne la necessità ed il valore dopo innumerevoli lotte e guerre in nome di un dio diverso eppure ugualmente immaginato come crudele ed irato, che hanno devastato per secoli il continente. E' un processo lento, che implica abbandonare i concetti di unicità e di finito per abbracciare la moltitudine e l'infinito.

Quel che è accaduto a Parigi era forse ipotizzabile ma non auspicabile (quando siamo stati ad ottobre nella capitale francese, la città era già in piena allerta: nelle stazioni della metropolitana così come accanto ai luoghi turistici stazionavano militari armati) e sarebbe potuto accadere a Londra, a Berlino, a Roma, a Milano, a New York, perfino nella tranquilla Livorno, che è poi dove si pubblica il giornale satirico italiano Il Vernacoliere.

L'odio si combatte con il dialogo? Oppure, con esseri che parlano attraverso il terrore si può interloquire solo con il terrore? Il "buonismo" può qualcosa contro l'umanamente incomprensibile?
Non so, me lo sono chiesto più volte da quando i media hanno iniziato a lanciare la notizia della strage del Charlie Hebdo, come immagino se lo siano chiesto le centinaia di migliaia di persone che ieri sono scese in piazza a Parigi, in Francia e nel resto del mondo.Armate solo di un bastoncino di legno. Che a quanto pare ha più forza ed incisività di una bomba termonucleare.

Serve solo una matita, per andare avanti e sfidare la paura.

Le foto dei viaggi


Torino
novembre 2014



Bruges
novembre-dicembre 2014

Siena
dicembre 2014